Si chiama Isola bergamasca, ma non è un’isola. E’ una porzione di territorio delimitata dalle acque di Adda e Brembo che qui si uniscono, una sorta di enclave ricca di storia, puntellata da chiese, castelli, ville e ponti, rigata da canali. E’ l’approdo di Renzo in fuga da Milano raccontato da Manzoni nei Promessi Sposi: “Sentiva in quel vasto silenzio rimbombare i tocchi di un orologio: m’immagino che dovesse esser quello di Trezzo”.
Il fiume come confine verso la provvisoria sicurezza garantita dai parenti e dai Veneziani, più affidabili degli Spagnoli regnanti sul Ducato. Trezzo da Trecc: promontorio, sperone roccioso, ansa. Qui i Visconti eressero un castello con un ponte di 72 metri, la campata più lunga al mondo in epoca pre industriale. Insieme ai manieri, a caratterizzare l’area sono proprio i ponti, a volte nascosti dalla ricca vegetazione, a volte grandiosi. Ci sono il ponte romanico a Brembate, il Ponte San Michele in ferro di Paderno, spettacolare capolavoro di ingegneria ottocentesca, i traghetti leonardeschi (tutto sommato dei ponti mobili) tuttora funzionanti a Imbersago e a Villa d’Adda. Si osserva così che l’isola bergamasca è stata nella Storia un luogo di collegamento e anche di passaggio di truppe, conteso tra i veneti e i lombardi, avversari che hanno costruito torri di vedetta mentre la gente innalzava chiese che ancora custodiscono tesori unici: affreschi, tele, statue, opere conservate con cura, lontane dai grandi circuiti dell’arte che fanno cassetta ma testimonianze di inestimabile valore storico e religioso. Assolutamente da visitare sono il santuario romanico di San Vittore a Brembate e in genere tutte le parrocchiali dei dintorni.
L’operosità umana è invece celebrata dal Villaggio di Crespi d’Adda, Patrimonio Unesco e modello esemplare di un tentativo riuscito di conciliazione tra la vita del popolo e i ritmi della fabbrica. Storie di quando l’economia non era più soltanto transumanze e formaggi, pesca e caccia.
La densità delle cose da scoprire in zona è notevole. E’ tutto a portata di mano, certo, ma tutto è anche tanto e quindi prima di affrontare un itinerario lo si programmi con cura! Un’ultima curiosità: anche Leonardo da Vinci venne attratto da queste terre. Nella quattrocentesca Villa Melzi d’Eril (monumento nazionale), affacciata sull’Adda coi suoi caratteristici terrazzamenti a giardino, il maestro vinciano -si legge su una targa- “educava all’arte Francesco Melzi, discepolo prediletto erede dei suoi manoscritti”.