Cartoline dantesche/7: Il mito dell’albero, dalla Croce a Expo 2015

Settima cartolina dantesca. Il mittente è Dante Aligheri. Questo il messaggio: "Un alber che trovammo in mezza strada, con pomi a odorar soavi e buoni (Pg XXII 131 e 139). 

"L'albero che vive de la cima / e frutta sempre e mai non perde foglia" (Pd XVIII 29)

Se è noto che il viaggio della Divina Commedia inizia al centro di una ”selva oscura”, non meno importante e carico di suggestioni è il simbolo dell’albero. Nell’opera dantesca compare due volte, sempre descritto con frutta e fogliame e in vicinanza di corsi d’acqua. Il richiamo non è casuale ma si intreccia con miti e saggezze antiche. Carico di una simbologia millenaria, ha influenzato mistici e sciamani, saggi e filosofi, artisti e alchimisti divenendo, di volta in volta, Albero Cosmico-Asse del Mondo, Albero Rovesciato, Albero della Vita, Albero della Conoscenza del Bene e del Male, riassumendo in sé le espressioni archetipiche dell’inconscio, l’evoluzione interiore e la presa di coscienza dell’uomo che si interroga sul senso della sua esistenza e della sua sofferenza.

Nella prima citazione, l’abete che Dante incontra nella sesta cornice del Purgatorio, dove si trovano i golosi, evoca l’immagina rovesciata dell’albero della vita, e funge da contrappasso a quanti tendono avidamente le mani verso i frutti, mancandoli di poco.

Nella terza cantica, l’albero ha senso figurato e simboleggia il Paradiso terrestre e si ricollega all'Albero del Bene e del Male descritto nel libro della Genesi, dei cui frutti mangiarono Adamo ed Eva rompendo l’originario stato primitivo di purezza e di felicità e facendo precipitare l'umanità nella condizione del peccato e della caducità.

Ma nel riferimento cristiano all’albero riecheggia il legno della Croce, con il suo mistero di salvezza per gli uomini. E proprio un bergamasco, il nobile Guidino de' Suardi, attorno alla metà del 1300 commissionò a un ignoto autore, che venne poi chiamato "Maestro dell'Albero della Vita", un affresco per la Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo. Nel dipinto, di forte impatto simbolico, i temi dell’Albero della Vita si intrecciano alla vicenda di Cristo, secondo il testo del “Lignum Vitae”, prezioso opuscolo di alta spiritualità cristiana che ha esercitato una notevole influenza in campo teologico, letterario e artistico del Trecento. L’autore è padre Bonaventura da Bagnoregio, personaggio che Dante include tra gli spiriti sapienti del IV Cielo del Sole, nel Canto XI del Paradiso.

In tempi più recenti, esattamente sei anni fa, all’inaugurazione di Expo2015 un altro celebre albero rappresentò in maniera creativa il tema della vita, del cibo e della rinascita: l’Albero della vita, l’installazione ideata del direttore artistico del Padiglione Italia, Marco Balic, fu il simbolo del Padiglione Italia alla manifestazione. Alto 37 metri e costruito in acciaio e legno, è tuttora situato al centro della Lake Arena , in un continuo e proficuo rincorrersi di rimandi simbolici.