Il Presidente Cattaneo: “Il welfare una sfida ineludibile
per le politiche pubbliche”
Milano, 14 dicembre 2016 – I servizi socio-assistenziali in Lombardia sono all’avanguardia e rappresentano un modello da imitare per il welfare di secondo livello, il mix di programmi e investimenti a finanziamento non pubblico, una nuova frontiera della politica assistenziale che si affianca progressivamente ai tradizionali interventi garantiti dal settore pubblico. A rivelarlo la ricerca, curata di Eupolis Lombardia, presentata oggi alla Commissione consiliare Sanità, presieduta da Fabio Rolfi (Lega Nord).
A favorire il proliferare del sistema sono presenti alcune condizioni favorevoli:
– Il numero di imprese che già attuano politiche di Welfare aziendale (il 41,9% delle imprese lombarde offre ai propri i dipendenti programmi di welfare )
– La presenza di soggetti no profit (il 15,3% del totale nazionale, con un +38% nell’ultimo anno)
– La nascita di Fondazioni di Origine Bancaria (13 attive)
– I provenenti del 5 per 1000 (10.396 destinatari e il 37,2% dell’importo totale è destinato a enti lombardi).
Si tratta di un contesto socio-economico che fa della Lombardia la culla privilegiata del nuovo sistema di previdenza sociale, realizzando un mondo di assistenza e sussidiarietà, parallelo e complementare al Welfare State tradizionale, nei confronti del quale anche l’amministrazione regionale è chiamata a giocare un ruolo importante.
“Siamo di fronte – ha dichiarato Raffaele Cattaneo, Presidente del Consiglio regionale, che ha aperto i lavori – ad una sfida epocale ed ineludibile. Il settore pubblico è alle prese con una drammatica emergenza strutturale di crisi economica, scarsità di risorse per il welfare e dinamica demografica negativa. Nel giro di pochi anni tale situazione avrà impatti devastanti sulle politiche sociali: per questo è importante iniziare a capire quali nuovi strumenti adottare. Il sistema di welfare di secondo livello lombardo appare un modello da valorizzare, costruendo una rete di supporto”.
Nella sfera del secondo welfare rientrano le forme di protezione sociale integrativa volontaria (fondi pensioni, sanitari, assicurativi, ecc.) e quella parte dei servizi sociali che il settore pubblico non è parzialmente o totalmente in grado di garantire.
In particolare, il modello lombardo appare orientato principalmente al sostentamento della povertà materiale, fiore all’occhiello delle politiche sussidiarie lombarde. Secondo il censimento condotto da Éupolis Lombardia, nel 2015 erano presenti nella nostra regione 1.589 enti del privato sociale che offrivano assistenza a 358.170 persone in condizioni di povertà materiale e a rischio di esclusione sociale. Una realtà di «secondo welfare» importante che opera sussidiariamente, fornendo servizi sociali che il settore pubblico non è più in grado di garantire. In tale ambito rilevante, la quota di enti che distribuiscono farmaci (16,6%) ed assistenza sanitaria (10,2%).
Per quanto riguarda la tipologia, gli enti che offrono assistenza sono in larga misura associazioni, riconosciute e non riconosciute, e comitati o gruppi, il più delle volte riferiti alla Caritas.
In questo quadro, la ricerca indica alla Regione anche alcune policy per lo sviluppo di un sistema favorevole al secondo welfare: l’istituzione di un Osservatorio del secondo welfare per il monitoraggio e la valutazione degli impatti sociali e di un Albo; politiche di sostegno e di incentivazione; una finanza pubblica «pro-welfare» che preveda una premialità nei bandi regionali
“E’ molto opportuno -ha dichiarato la Vice Presidente del Consiglio regionale, Sara Valmaggi (PD), – che le istituzioni si adoperino per fare crescere i sue sistemi in un equilibrio di complementarietà”.
L’obiettivo è infatti favorire l’integrazione tra i servizi, la personalizzazione delle risposte e la creazione di collaborazioni mirate e localizzate fra primo e secondo welfare.
A presentare la ricerca sono intervenuti Paolo Pinna e Guido Gay di Eupolis Lombardia e Lorenzo Bandera, ricercatore del Centro Einaudi che ha portato la propria testimonianza sulle esperienze delle Reti Territoriali di Conciliazione e delle Fondazioni di Comunità, come sviluppo degli interventi di secondo welfare.
I contenuti della ricerca sono consultabili all’indirizzo
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