Bonifiche, risanamento, rigenerazione: sfide per un futuro sostenibile

Il convegno promosso dalla Commissione Ambiente, Energia e Clima del Consiglio regionale: il punto sulle politiche di rigenerazione urbana

Regione Lombardia sta procedendo speditamente nella bonifica di 18 siti cosiddetti “orfani” grazie ai 51 milioni di euro forniti dal PNRR ai quali la Regione ha aggiunto altri 14 milioni di risorse proprie, mentre da luglio sarà attivo il nuovo portale PSC (Portale Siti Contaminati) per la gestione informatizzata delle procedure amministrative legate alle bonifiche.

Questi alcuni degli elementi emersi oggi dai lavori del convegno Dalla bonifica al risanamento promosso dalla Commissione Ambiente del Consiglio regionale svoltosi a Palazzo Pirelli in Aula consiliare.

Ai lavori ha portato il suo contributo il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla programmazione economica che ha annunciato che dopo il prossimo varo del “Decreto Salvacasail Governo ha intenzione di mettere mano alla legge sulla rigenerazione urbana, tema che incrocia la problematica delle bonifiche, inserendo nuove norme sul partenariato pubblico privato. Scopo di questo insieme di norme è quello di restituire alla collettività milioni di metri quadri di aree industriali dismesse rendendole nuovamente produttive in un’ottica di sostenibilità.

Soddisfatto il Vice Presidente della Commissione Ambiente, che ha sottolineato con favore come l’iniziativa ospitata a Palazzo Pirelli sia stata straordinariamente ricca di spunti sia da parte delle amministrazioni pubbliche presenti che degli operatori privati che sono intervenuti portando un prezioso contributo. Il Vice Presidente ha quindi evidenziato come non sia sufficiente risanare i siti inquinati, ma occorra fare squadra per ricondurli a seconda vita e renderli un valora aggiunto per il territorio: il risanamento è infatti una delle basi su cui poggiare il futuro delle prossime generazioni. La messa in sicurezza dei territori è una grande opportunità di sviluppo e valorizzazione locale e la programmazione degli interventi deve favorire il coinvolgimento del settore privato. La Commissione Ambiente, ha concluso il Vice Presidente, intende operare con determinazione nell’ambito delle proprie competenze istituzionali per rendere la legislazione regionale compatibile con questi obiettivi.

L’impegno dell’ente regionale sul tema delle bonifiche è stato ribadito anche dall’Assessore regionale all’Ambiente che ha ricordato la legge sulle bonifiche approvata all’unanimità, l’implementazione del portale PSC per gestire tutte le fasi procedurali di un intervento di bonifica, l’impulso alla produzione di energie rinnovabili sui siti da bonificare o rigenerare. Sulla bonifica dei siti cosiddetti orfani (quelli di cui è difficile o impossibile individuare una proprietà), Regione Lombardia ha incrementato le risorse del Pnrr (51 milioni), individuando 18 siti prioritari e aggiungendo 14 milioni di risorse regionali per un totale di 65 milioni.
Infine grazie ad ARPA in pochi mesi sono stati formati 277 tecnici degli enti pubblici sul tema del risanamento e delle bonifiche.

“Arpa Lombardia – ha affermato Fabio Cambielli, Direttore Generale di ARPA Lombardia – si muove a 360 gradi, affinché un sito inquinato possa essere bonificato e le aree oggetto di intervento possano essere restituite fruibili alla comunità. La rigenerazione urbana migliora la qualità della vita di ognuno di noi. Adottiamo tutte le misure di controllo per prevenire nuove forme di inquinamento ambientale e quando ciò non è possibile, il sito va risanato: in caso contrario infatti la contaminazione è destinata a diffondersi nell’ambiente. Arpa Lombardia ogni anno esegue circa 6 mila campioni con più 40 mila analisi e oltre 1700 sopralluoghi (quasi 10 al giorno) per le bonifiche dei siti, supportando il Ministero dell’Ambiente per il danno ambientale e il Sistema Nazionale per la protezione dell’Ambiente nella stesura delle linee guida a livello nazionale”.
Il Direttore Generale di ARPA Lombardia ha ricordato come in Lombardia i Siti di Interesse Nazionale sono 5; dal 2002 a oggi i siti bonificati nella nostra regione sono ben 3095. “Se vogliamo fare in modo che i nostri territori siano risanati nei tempi giusti – ha sottolineato Cambielli – è necessario che la normativa sia aggiornata, chiara ed esaustiva evitando così inutili contenziosi tra la Pubblica Amministrazione e l’esecutore della bonifica. Anche sotto questo aspetto il modello lombardo è vincente, in particolare per la messa in sicurezza o la bonifica delle discariche ante norma o cessate. Una metodologia che auspichiamo possa essere ripresa e utilizzata su scala nazionale”.

I processi di bonifica e di rigenerazione urbana delle aree inquinate  – ha dichiarato il Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, Commissario Unico per gli interventi sulle discariche abusive – sono un elemento fondamentale per la sostenibilità del Paese. La Lombardia con le sue best practices svolge un ruolo prioritario a livello nazionale. Se oltre ai fondi pubblici fossimo in grado di coinvolgere l’iniziativa privata daremmo un’ulteriore accelerazione ai processi di risanamento. Ben venga dunque l’iniziativa del Governo di favorire il partenariato pubblico privato a condizione che i processi amministrativi sottesi siano trasparenti ed etici, garantendo sempre prioritariamente l’interesse pubblico. Non ultimo le aree recuperate possono essere sede di progetti con caratteristiche di sostenibilità (ad esempio produzione di energia rinnovabile) e anche rese disponibili ad uso di iniziativa a valenza sociale da parte di stakeholders del territorio”.

“Quando si parla di bonifiche – ha dichiarato Fabrizio Piccarolo, Direttore di Fondazione Lombardia per l’Ambiente – è utile non dimenticare l’esperienza del disastro dell’ICMESA di Seveso, di cui nel 2026 ricorreranno i cinquant’anni. Un evento che è stato, e per certi aspetti può ancora rappresentare, un modello virtuoso di risanamento e di ripresa di un intero territorio. Come Fondazione Lombardia per l’Ambiente affondiamo le nostre radici in questo avvenimento così drammatico, ma dal quale abbiamo saputo trarre una nuova consapevolezza e soprattutto nuove conoscenze scientifiche. Non solo affinché Seveso e tutto il territorio circostante tornassero a nuova vita, ma perché questa vicenda potesse diventare anche un riferimento per tutti. Dall’evento di Seveso del 1976 – ha concluso Piccarolo – è cominciata una storia di resilienza che dura ininterrotta da quasi cinquant’anni, un periodo lungo il quale le istituzioni e i cittadini sono stati un esempio di virtuosità, dando vita a un percorso di rinascita senza precedenti”.