Uno studio del Comitato Paritetico di Controllo leggi

Che effetti hanno le politiche regionali per l’inserimento lavorativo dei giovani non occupati? Il Comitato paritetico di controllo e valutazione del Consiglio

Young businessman using tablet and looking at his watch

Che effetti hanno le politiche regionali per l’inserimento lavorativo dei giovani non occupati? Il Comitato paritetico di controllo e valutazione del Consiglio regionale, presieduto da Marco degli Angeli, ha portato a termine la sua “missione valutativa” sull’argomento.
Il punto di partenza è Garanzia Giovani (GG), il più importante programma per l’occupazione su scala europea, lanciato quando i livelli di disoccupazione giovanile raggiungevano un picco storico, che ha coinvolto più di 24 milioni di giovani in Europa. Il programma  è mirato ai giovani fra i 15 e i 29 anni non impegnati in percorsi di istruzione, formazione o attività lavorativa, i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education or Training). L’obbiettivo è la garanzia per tutti di ricevere, entro 4 mesi dall’uscita del percorso educativo o dalla perdita dell’impiego, una proposta valida di lavoro, di apprendistato o tirocinio oppure di rientro nel percorso formativo.

Il programma, di cui le Regioni adottano piani attuativi, implica la presa in carico da parte dei servizi per l’impiego locali, un sistema di profilazione che attribuisce un livello di svantaggio tenendo conto delle caratteristiche socio-anagrafiche del giovane e in base al quale sono modulati i servizi. Si prevede anche l’offerta di servizi a carattere universale (accoglienza, orientamento)  cui si aggiunge un mix di misure di placement, orientamento, formazione oltre ad alcuni incentivi monetari.

Il Comitato ha cercato di rispondere alla domanda se Garanzia Giovani possa fare la differenza. La valutazione è stata realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca – Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia (DiSeaDe).  I relatori sono stati i consiglieri Barbara Mazzali e Gregorio Mammì.

Secondo i rilievi della ricerca, le adesioni al programma sono aumentate progressivamente dal 2014 al 2019 (con una lieve flessione nel 2017) passando da 4.343 a 26.236. Prevedibilmente le adesioni sono diminuite poi nel 2020 (15.241) e nel 2021 (14.291).
La fascia di età più rappresentata, in tutte le annualità, è quella fra i 20 e i 25 anni. La maggior parte dei ragazzi che hanno aderito è nata in Italia (il 90,7% nel 2014 e l’86% nel 2021).
Riguardo al funzionamento del programma è stato possibile osservare che i tempi di presa in carico dei giovani, da parte dei CPI e delle agenzie private accreditate si sono drasticamente ridotti nel corso degli anni, da 113 giorni in media che si registravano nel 2014 all’avvio del programma, a 4,8 nel 2020.

La conclusione tratta nella relazione è che, a partire da un mese dopo l’adesione al programma, i giovani che hanno aderito hanno una probabilità dell’80% di essere occupati, 10 punti percentuali in più dei gruppi di controllo.
Inoltre, secondo i dati elaborati nella ricerca, le imprese straniere tendono a trattenere meno i giovani assunti attraverso GG rispetto alle imprese locali. “Coloro che sono stati assunti da un’impresa locale – si legge nel report- hanno infatti una probabilità più elevata di circa 10 punti percentuali di essere occupati con la stessa azienda di partenza sia a 6 mesi che a 12 mesi. Risulta inoltre che dei più di 34.000 giovani che hanno svolto Garanzia Giovani in una impresa straniera e che non sono rimasti a lavorare lì, il 92% è andato a lavorare in una impresa locale.”
Oltre a rilevare gli esiti positivi di una misura di placement il Comitato paritetico sottolinea, nelle sue conclusioni, che è stato possibile valutare l’efficacia del programma ricorrendo a una metodologia controfattuale, ritenuta il miglior riferimento in ambito scientifico, per capire se partecipare fa la differenza.  

risultati dello studio indicano che la partecipazione al programma ha in generale chiari effetti positivi sulla probabilità di occupazione dei giovani NEET.
E’ emerso tuttavia che per alcune categorie di giovani il programma non porta gli stessi vantaggi sulla probabilità di occupazione (sono le categorie ai due poli della scala, ossia i laureati e i giovani con livelli di istruzione molto bassi).

La differenza di tasso di occupazione fra ragazzi che hanno beneficiato delle misure GG e i gruppi di controllo è significativa per tutto il periodo considerato.Tale differenza perdura nel tempo, sebbene si registra un lieve calo del tasso di occupazione per entrambi i gruppi a circa 6 mesi.Vi è una differenza costante anche nella probabilità di avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato, probabilità che aumenta a sei mesi di distanza dall’adesione e si mantiene tale per tutto il periodo di osservazione.

L’ipotesi, si legge nella relazione, è che i servizi per il lavoro garantiscano una sinergia fra impresa e lavoratore, riducendo i costi di ricerca e assunzione per il datore di lavoro.
Punto di attenzione anche il fatto che chi ha svolto un tirocinio extracurricolare nell’ambito di Garanzia Giovani non mostra migliori chance di occupazione rispetto a chi non ha beneficiato del programma.

Le indicazioni conclusive del Comitato sono che quanto emerso possa essere capitalizzato per progettare gli interventi futuri che verranno introdotti in Lombardia sull’occupazione giovanile, in particolare concentrando le risorse a disposizione su quelli che hanno mostrato di essere più efficaci.

La relazione su Garanzia Giovani è stata presentata anche al Seminario sulla valutazione delle leggi, organizzato dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e dalla Conferenza delle Regioni che si è tenuto lo scorso 17 giugno a Roma.